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17 Marzo 2020

Le giornate di Barbara Bordato

Come cambia la vita ai tempi del Coronavirus

Le mie giornate

Barbara Bordato, ceramista (46 anni)

17 marzo 2020

Le mie giornate non sono affatto lente! Direi piuttosto che sono frammentate, ed è questo il guaio più grande. È proprio il ritmo che è cambiato, cioè l’alternanza tra pieni e vuoti.

E’ vero, faccio un lavoro singolare, dove passo la più parte del tempo in laboratorio o al computer, in ogni caso da sola, con molto silenzio e un’organizzazione della giornata che solitamente fino a metà pomeriggio, quando esco a prendere mia figlia a scuola, è a mia completa disposizione. Gli impegni con le persone sono per lo più concentrate nel fine settimana, la sera o in determinati pomeriggi infrasettimanali. Questo non vuol dire che i ritmi non siano intensi, ma c’è una scansione chiara della giornata, con tempi dedicati e quindi un’intensità diversa per ciascuno. Ecco, questo è stato sconvolto.

Il mio compagno lavora ormai da qualche settimana a casa, barricato in una stanza. La gestione del quotidiano – nulla è cambiato – è a carico mio. Quello di cui soffro particolarmente è quindi un tempo asservito alle necessità quotidiane (il pasto di mezzogiorno e le pulizie) e alla gestione del tempo di mia figlia, suddiviso tra lavoro scolastico, svago, gioco, attività extra. Il tempo che riesco a prendermi ritirandomi in laboratorio varia da giorno a giorno, se sono molto fortunata posso fare 2-3 ore.

Barbara Bordato - ceramista

La mattina sono al tavolo davanti al computer mentre Emma – certo non in silenzio! – fa i compiti, ma è un’interruzione continua. In più approfitto per rafforzare alcune cose (calligrafia e inglese), per cui l’interazione è continua.

Mi sono poi accorta che la mia giornata di ceramista è anche molto fisica, nonostante la mia normale attività sportiva non sia granché. “Lavorare stanca”, ma in un modo sano e corroborante. Il cambio di routine si è fatto sentire anche sotto questo punto di vista. Certe sera arrivo a fine giornata mentalmente stanca e sento, più che mai, il bisogno di sgranchirmi e scaricare le energie fisiche. Purtroppo, sotto questa vita tutto sommato tranquilla (non ci sono medici o infermieri in famiglia), lavora comunque la preoccupazione, legata non solo alla salute personale e dei propri cari ma proprio allo sconvolgimento dell’intera vita collettiva; e questo assorbe energia e spegne il mordente.

In queste condizioni anche la sovraesposizione virtuale e informativa mi costa: le notizie continue (dai decreti al numero dei contagi), seguire gli scambi del gruppo Whatsapp della classe (nessuno futile, tutti legati ai vari aspetti della didattica a distanza), scaricare e caricare i compiti, rispondere, fare chiamate di saluto via skype o peggio ancora in videochiamata quando la linea è sempre ballerina… In certi giorni queste interazioni mi prosciugano!

Vengo ora al positivo: che cosa mi sta offrendo questo periodo singolare?

Lo vivo come un “tempo di recupero”. Siamo scesi dal treno in corsa e ci siamo fermati ai margini dei binari, in aperta campagna. È questa l’immagine a cui attingo in questo periodo. Cerco di sentire in questa apertura non tanto l’incertezza e il disorientamento, ma la possibilità, l’occasione, l’offerta.

Posso avanzare finalmente nella selezione e nella stampa delle fotografie di famiglia, affrontare alcune pulizie approfondite senza soffrire troppo per il tempo sottratto ad altro. Leggere la biografia di Mazzini senza sentirmi la vocina che mi sussurra ben altre priorità! Ho a disposizione tempi decisamente più dilatati per affiancare Emma nello studio, potendo contare su sue risorse che di solito vengono assorbite dalla vita scolastica; trasmettere un modo per affrontare le cose, anche faticose, poter tornare sugli argomenti per appropriarcene bene; usare molta fantasia che è la porta che apre ogni cosa. Un apprendimento sì, questo, costoso ma a ritmo slow.

E poi c’è anche, in questo tempo di sospensione per tutti, la possibilità di dedicarmi a un lavoro più artistico, per cui difficilmente si trova la concentrazione in periodi scanditi dagli impegni. E proprio questo tempo intenso, in cui succo come un’ape nettare da un’altra dimensione, mi salva, mi tiene in equilibrio ricaricandomi per i compiti della giornata.

…Continua

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